17 Feb “VITA DA PRIVACYISTA” puntata 4 – 1 esperto/a alla settimana, 20 domande fuori dagli schemi
“VITA DA PRIVACYISTA” – Quarta puntata – 1 esperto/a alla settimana, 20 domande fuori dagli schemi
A cura di Luca Bolognini
La rubrica-intervista che raccoglie idee originali dai migliori esperti di privacy e diritto dei dati in Italia e all’estero. L’esperta di questa settimana è…
- Nome, cognome, ruolo oggettivo e ruolo “putativo/desiderato”
Federica De Stefani, avvocato e docente universitario a contratto, DPO. Titolo putativo: privacy addicted.
- Perché e quando iniziasti a occuparti di privacy e protezione dei dati personali?
Il mio incontro con la privacy risale ai primi mesi della mia pratica, diciamo che è stato un amore a prima vista. È una materia che mi ha sempre affascinata e non l’ho mai abbandonata.
- Cosa ti annoia della privacy/data protection?
La concezione della privacy come ostacolo insormontabile per il business. Anzi, più che annoiarmi mi fa proprio arrabbiare.
- Gli anglicismi sono inevitabili per chi si occupa di questa materia (come il latinorum per altri ambiti), o ci stiamo sbagliando?
Personalmente cerco di non abusarne, ma in certi casi credo che siano quasi inevitabili.
- Pensi che la privacy stia a cuore della gente? È davvero “pop” o non interessa niente?
La privacy interessa, purtroppo, quando ci riguarda direttamente. Ai miei studenti all’Università dico che siamo “bipolari digitali”, abbiamo un diverso approccio in relazione al soggetto al quale si riferiscono i dati. Per i nostri dati chiediamo e pretendiamo una tutela assoluta (basti pensare al momento in cui riceviamo una chiamata da un call center: “come ha avuto il numero? Da dove l’ha preso? Perché mi chiama?” e via dicendo) mentre quando siamo noi a dover utilizzare un dato (per esempio per una newsletter) il dato è quasi banalizzato, diventa “solo una mail” non degna di alcuna protezione.
- Come gliela spieghi, questa disciplina, ai bambini delle elementari?
Coinvolgendoli. La privacy può essere spiegata in modo semplice e divertente, bisogna solo avere un po’ di fantasia.
- L’ora, secondo te, più buia per la privacy in Europa negli ultimi 10 anni?
Sicuramente quella di Cambridge Analytica.
- L’ora, secondo te, più luminosa per la privacy in Europa negli ultimi 10 anni?
È scontato dire il 25 maggio 2018?
- I consulenti, i DPO e i privacy officer stanno diventando decine di migliaia. Un male o un bene?
Non deve spaventare il numero, ma la reale competenza. Sono un’inguaribile ottimista, quindi per me è un bene perché do per scontato che dietro ad un titolo ci siano le competenze necessarie per svolgere un incarico che porta con sé molte responsabilità. Poi nella realtà non sempre è così, purtroppo.
- I dati personali sono monete?
Lo sono e lo diventeranno sempre di più. Dobbiamo esserne consapevoli e prendere le nostre decisioni in relazione a questo.
- Quando leggi notizie di dure sanzioni alle imprese, esulti o ti preoccupi?
Mi preoccupo. La gravità della sanzione è l’indice della mancanza di adeguatezza delle imprese.
- Con sincerità e senza retorica: credi che il “consenso preventivo dell’interessato” sia ancora una buona idea nel tutto digitale?
Assolutamente sì. Ma c’è ancora moltissimo da fare in tema di consapevolezza degli utenti.
- Con sincerità e senza retorica: è davvero possibile sintetizzare e rendere semplici i tanti contenuti obbligatori di un’informativa privacy?
Non è facile, ma si può. Il GDPR è una normativa “creativa” e lascia ampi margini di azione, c’è spazio per poterci lavorare. Dipende anche dal contesto, ma a mio avviso è possibile.
- Leggi sempre le informative privacy e le cookie policy sui siti e sulle app che utilizzi personalmente?
Ovviamente sì. E ho “traviato” un po’ tutti: mio figlio (mia figlia è ancora piccola), mio marito (anche perché se non lo facesse sarebbe a rischio separazione, con addebito), amici e i miei studenti. Almeno così mi dicono (e io voglio crederci).
- DPO più top manager o più mini-garante?
Entrambi, dosati sapientemente.
- Un tuo consiglio di metodo a un giovane DPO.
Studiare e aggiornarsi costantemente, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche tecnico.
- L’Unione Europea fa troppe regole e frena l’innovazione: vero o falso?
Falso.
- Il GDPR è al passo con l’Intelligenza Artificiale e il metaverso?
Per quanto attiene ai principi fondamentali assolutamente sì.
- Tra dieci anni: protezione dei dati o protezione degli effetti personali?
Tra dieci anni saremo ancora più immersi nel digitale, quindi assolutamente entrambi.
- Puoi consigliare un libro, che non sia “L’Arte della Privacy”, ai tuoi colleghi e collaboratori. Quale e perché?
Il libro digitale dei morti del Prof. Ziccardi perché è necessario iniziare a riflettere sui dati non solo nel presente.