CORTE UE E CONTROLLI TELEFONICI, ISTITUTO PRIVACY: URGE ADEGUAMENTO NORMATIVO

Roma, 9 aprile 2014 – All’indomani della clamorosa dichiarazione di invalidità retroattiva della Direttiva 2006/24, cioè la norma europea che imponeva ai fornitori di servizi di comunicazione di conservare fino a due anni i dati di traffico telematico e telefonico degli utenti, per scopi anti-crimine, la reazione dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati è, da un lato, di soddisfazione e, dall’altro, di preoccupazione per gli effetti che questa decisione avrà anche in Italia.

L’avvocato Luca Bolognini, Presidente dell’Istituto, commenta così la sentenza: “La Corte di Giustizia UE ha finalmente chiarito che quella forma di monitoraggio di massa delle nostre comunicazioni, per legge astratta e senza alcun vaglio preventivo e concreto dell’autorità competente, viola i diritti fondamentali delle persone. Come Istituto lo abbiamo denunciato pubblicamente da anni, anche richiamando le responsabilità europee in materia di sorveglianza pubblica. Il problema, tuttavia, non si risolve certo con questa tabula rasa, che può essere solo il primo passo di un percorso: una qualche forma di conservazione di dati di comunicazione, esclusi i contenuti, con più garanzie e maggiori controlli sui controllori, è necessaria per consentire a moltissime indagini di procedere. Azzerare del tutto la data retention può avere effetti pessimi sulla lotta alla pedofilia e ad altri gravi crimini commessi con l’uso delle tecnologie di comunicazione”.

Bolognini aggiunge: “La domanda inevitabile è anche un’altra, e la poniamo al nostro Garante per la protezione dei dati personali: che ne sarà della normativa nazionale ancora vigente, che fu adottata in recepimento e attuazione della Direttiva invalida? In teoria, le imprese italiane sarebbero ancora obbligate a rispettare leggi nazionali e provvedimenti generali del Garante che, a rigor di logica giuridica alla luce della sentenza della Corte di Giustizia UE, attuerebbero una normativa in violazione dei diritti fondamentali degli utenti. Urge un’interpretazione autentica da parte dell’Autorità, sperando intenda seguire un’applicazione conforme del diritto europeo. Ci chiediamo anche che ne sarà delle sanzioni già subite da diverse imprese per la violazione di tali obblighi, oggi considerabili contrari ai principi fondamentali comunitari, e non ci stupirebbe il fiorire di impugnazioni giudiziali a posteriori in tal senso. Anche per questo, prima si ristabilirà la certezza delle regole e meglio sarà per tutti”.